Il Prosecco italiano trionfa sul Prošek: la nuova normativa europea elimina le imitazioni
Il 14 maggio è entrato in vigore il regolamento europeo sulle indicazioni geografiche, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Europea in aprile. La nuova normativa vieta agli Stati membri dell’UE di utilizzare nomi uguali o simili a quelli di denominazioni protette di altri Stati membri e di conseguenza, la Croazia non potrà più usare il nome Prosek, poiché ricorda troppo da vicino il nostro Prosecco.
Cos’è il vino Prosek?
Il Prosek è un vino da dessert tradizionale croato, prodotto principalmente nella regione della Dalmazia. Si tratta di un vino dolce ottenuto dall’appassimento di uve autoctone, che vengono raccolte a mano e lasciate appassire per concentrare gli zuccheri naturali, e questo processo conferisce al Prosek un gusto ricco e corposo, con note di miele, fichi secchi e caramello. E’ prodotto seguendo metodi tradizionali che risalgono a secoli fa, e il suo nome deriva dal verbo croato “prositi”, che significa “appassire”. Tuttavia, nonostante la qualità del prodotto e la somiglianza del nome, il Prosek è molto diverso dal Prosecco italiano, che è un vino spumante secco prodotto nelle regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Con l’entrata in vigore ella nuova normativa europea è stato limitato l’utilizzo del nome Prošek sulle etichette croate o di qualsiasi altro Stato membro dell’Unione Europea, restituendo al Prosecco italiano la sua unicità.
Addio alle imitazioni
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea del nuovo Regolamento sulle Indicazioni Geografiche possiamo dire addio alle imitazioni: sarà necessario escludere qualsiasi riferimento, anche solo nel nome, a produzioni tutelate con il marchio IG (Indicazione Geografica). La questione Prošek si chiude così, con una rivendicazione del governatore Zaia: “Ci tengo anche a ricordare che Prosek è un nome che ci appartiene. C’è una riserva del nome con un decreto del 2009 che firmai quand’ero ministro, riconosciuto dall’Europa, e c’è il pronunciamento dell’Unesco che nel 2019 ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità le Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene. In più c’è una motivazione storica. Le prime citazioni del nome ‘Prosecco’, con riferimento al vino, risalgono infatti al quattordicesimo secolo, ed esiste una cartina geografica storica in cui la città di Prosecco, situata poco a occidente di Trieste, è denominata Proseck, in ragione dell’assoggettamento, in quel periodo storico, dell’area al dominio asburgico”. La questione era stata lungamente dibattuta a livello europeo e ne avevamo parlato nell’articolo “Prosecco contro Prosek: lo scontro in commissione europea”.
Tutela in europa: la campagna UK contro la vendita alla spina
“This is not Prosecco” è il claim della campagna lanciata a Londra e nel resto del Regno Unito per contrastare la vendita alla spina delle celebri bollicine italiane. “La campagna di comunicazione avviata nel Regno Unito a dicembre 2023 è stata ideata per tutelare i consumatori,” afferma Stefano Zanette, presidente del Consorzio DOC. “È fondamentale sapere che il Prosecco può essere venduto esclusivamente in bottiglia. La vendita alla spina di vino etichettato come Prosecco è un atto fraudolento.” Zanette aggiunge che l’Ufficio Tutela collabora quotidianamente con le autorità locali per contrastare l’uso improprio del termine “Prosecco” nella vendita di vini frizzanti a Londra. La campagna è stata supportata da oltre 800 manifesti attaccati nella metropolitana di Londra.
Tutela nel mondo: Pechino vince contro l’Australia nella tutela del Prosecco
Nell’ambito dell’Accordo di cooperazione e protezione delle indicazioni geografiche tra l’Unione Europea e il governo cinese, il Consorzio trevisano aveva già registrato in Cina il marchio “Prosecco”. Recentemente, è stato aggiunto il marchio in ideogrammi cinesi (Pu Luo Sai Ke), contestato dall’Australian Wine and Grape Inc., interessata a esportare vini australiani etichettati come “prosecco” in questo mercato. L’associazione australiana ha presentato una domanda di annullamento, sostenendo che “Prosecco” sarebbe una varietà di vite e non un vino tutelato come indicazione geografica (IG). Dopo due gradi di giudizio, la Beijing High Court ha respinto la richiesta australiana, stabilendo che il marchio Prosecco, anche nella traslitterazione cinese, costituisce una Indicazione Geografica e può essere utilizzato esclusivamente per identificare il vino made in Italy.
La tutela del marchio
La tutela del marchio Prosecco rappresenta un impegno fondamentale per preservare l’autenticità e la reputazione del nostro celebre vino italiano. Attraverso normative rigorose e azioni legali mirate, il Consorzio di Tutela del Prosecco lavora costantemente per proteggere il nome e l’identità del Prosecco dalle imitazioni e dagli abusi. Questo impegno include la registrazione del marchio in mercati chiave, la sorveglianza attiva dei canali di distribuzione e la collaborazione con le autorità competenti per contrastare qualsiasi uso improprio del nome Prosecco. Grazie a questi sforzi, il marchio Prosecco continua a essere sinonimo di qualità, tradizione e prestigio, sia in Italia che nel panorama internazionale.