• Prosecco: l’alfabeto della bollicina italiana per eccellenza

    Prosecco: l’alfabeto della bollicina italiana per eccellenza

    Il Prosecco è una delle eccellenze italiane che ha conquistato gli estimatori di vino di tutto il mondo; vino spumante per eccellenza, è sinonimo di eleganza e convivialità, di passione e maestria vinicola Made in Italy.

    Oggi vogliamo raccontarvi questo prodotto dalla A alla Z, accompagnandovi in un viaggio che celebra la sua famosa sintesi tra tradizione ed innovazione, attraverso le caratteristiche, le curiosità, i metodi di produzione ed i luoghi iconici che rendono il Prosecco uno dei vini spumanti più apprezzati al mondo.

    Buon viaggio!

    A di aroma: l’aroma del Prosecco è tipicamente fresco. Le note che danno carattere ad ogni sua tipologia, spaziano da quelle fruttate, a quelle floreali per raggiungere anche sfumature minerali; queste variano a seconda del terrone nel quale l’uva viene coltivata, dal metodo di produzione e della maturazione del prodotto.

    B di Brut: la classificazione del Prosecco in termini di dolcezza, rende il Brut una delle tipologie più secche; si tratta di prodotto dal sapore intenso ed una quantità di zucchero che non supera i 12 grammi per litro, rendendolo tra i più adatti per accompagnare i pasti.

    C di Cuvée: con il termine cuvée si intende quel Prosecco prodotto con uve di annate diverse. La miscela cuvée, opposta al millesimati, ha tra gli obiettivi quella di proporre costantemente un vino pregiato, a prescindere dall’andamento dell’annata e della vendemmia.

    D di DOC o DOCG: la zona del Prosecco DOC corrisponde alle province di Treviso, Vicenza, Padova, Belluno, Venezia, Pordenone, Udine, Gorizia e Trieste, mentre solo quello tra Conegliano, Asolo e Valdobbiadene è considerato Prosecco DOCG.

    E di Extra Brut o Extra Dry: secco, asciutto e frizzante, il Prosecco Extra Brut è ottimo per accompagnare il pasto, dal momento che ha un residuo zuccherino davvero basso (da 0 ad un massimo di 5 grammi ogni litro), mentre l’Extra Dry (che varia tra i 12 ed i 17 grammi di zucchero per litro di prodotto) è più adatto per gli aperitivi, pasti leggeri, formaggi, carni bianche e crostacei.

    F di fondo: il Prosecco “col fondo” è una tipologia particolare che prevede la rifermentazione in bottiglia, capace di rilasciare nel vino un più marcato sentore di lievito.

    G di Glera: si tratta del nome del vitigno col quale viene prodotto il Prosecco che, per essere considerato tale, deve contenere al suo interno almeno l’85% di uva Glera.

    H di Happy Hour: leggero, fresco ed aromatico, il Prosecco è l’ideale ed il re indiscusso dell’aperitivo! Che venga consumato in calice o in un cocktail, due aperitivi su tre comprendono in Prosecco. Primo tra tutti? Ovviamente il celebre Spritz!

    3 cocktail a base di Prosecco

    I di IGP: anche se il Prosecco è maggiormente noto per le denominazioni DOC e DOCG, l’IGP (Indicazione Geografica Protetta) è la certificazione che tutela la qualità del vino. Tale indicazione rappresenta un importante riconoscimento del legame tra il vino ed il suo territorio di produzione, assicurando che certe caratteristiche uniche (legate al territorio) siano presenti, preservate e valorizzate.

    L di Limoncello Prosecco Cooler: la ricetta perfetta per un cocktail energico, fresco e dissetante! Basterà utilizzare bicchieri precedentemente raffreddati in freezer ed unire Limoncello freddo e Prosecco. Per un tocco più aromatico, guarnite ogni bicchieri con qualche lampone fresco ed un rametto di menta!

    M di Millesimato: con Prosecco Millesimato si intende un tipo di Prosecco che viene prodotto utilizzando esclusivamente uve Glera raccolte in un singolo anno di vendemmia. Questo approccio alla produzione, che mette in evidenza le caratteristiche uniche di un’annata specifica, è relativo a Prosecchi considerati di miglior qualità superiore, con una maggior complessità di aromi e sapori. Dedicato quasi esclusivamente alle vendemmie migliori, il prodotto finale sarà sicuramente un vino più ricercato e che rappresenta una fascia più alta di mercato.

    N di nove: nove sono le province italiane suddivise in due regioni (Veneto e Friuli Venezia Giulia) nelle quali viene prodotto il Prosecco DOC, per un totale di ventimila ettari di vigne.

    O di otto: otto gradi è la temperatura massima per servire il Prosecco. Per preservarne al meglio aroma e profumo infatti, la temperatura ideale è compresa tra i 6 ed  gli 8 gradi centigradi.

    P di perlage: questo termine si riferisce alla presenza di bollicine fini che si formano e salgono in modo continuo nel bicchiere, una volta versato il vino. Nel caso del Prosecco, il perlage non solo arricchisce l’aspetto estetico del vino, ma influisce anche sul gusto: le bollicine fini infatti, aumentano la sensazione di freschezza e vivacità al palato, esaltandone gli aromi. Gioca un ruolo cruciale nella creazione del perlage, il metodo di produzione, in particolare il metodo Martinotti – Charmat, uno dei più usati nella produzione di Prosecco.

    Q di qualificazione: ci si riferisce al processo di riconoscimento e certificazione che il Prosecco subisce per garantire che il prodotto rispetti determinati standard di qualità ed origine. Questo procedimento, che assicura al consumatore un prodotto autentico e di alta qualità, include la verifica di vari aspetti, dalla viticoltura alla vinificazione, all’imbottigliamento, etc.

    R di residuo zuccherino: sulla base del residuo zuccherino si definiscono e dividono le varie tipologie di Prosecco. Si tratta della quantità di zucchero presente in una bottiglia ed il primo criterio tra i quali sceglierlo. Dal più secco al più dolce (dagli 0 ai 50 grammi di zucchero per litro), le tipologie di Prosecco sono fondamentalmente cinque: Extra Brut, Brux, Extra Dry, Dry e Demi Sec.

    S di Spumante: nella maggior parte dei casi il Prosecco è uno spumante, ma è importante tenere a mente che i due termini non sono sinonimi. Gli spumanti infatti, sono vini che vengono spumantizzati, cioè sottoposti ad una seconda fermentazione per ottenere le bollicine e la presa di spuma. Questo metodo, seppur valido per la maggioranza dei Prosecchi, non ne caratterizza la totalità: esistono infatti prosecchi non spumantizzati, ma frizzanti o fermi.

    T di Trieste: il nome Prosecco deriva da una piccola cittadina in provincia di Trieste. Fu proprio nei vigneti del castello della località di Prosecco che troviamo le prime testimonianze della produzione del vino più famoso d’Italia.

    U di undici e mezzo: la gradazione alcolica del vino Prosecco è standard, non scende mai sotto i 9,5 gradi e non supera mai gli 11,5.

    V di Veneto: è la zona tipica di produzione del Prosecco. In cinque province venete, insieme a quattro del Friuli Venezia Giulia, l’uva Glera lavorata e vinificata prende il nome di Prosecco!

    Z di Zero Dosaggio: si riferisce ad un particolare Prosecco al quale non viene aggiunto lo sciroppo di dosaggio dopo la seconda fermentazione in bottiglia. Si tratta di uno sciroppo composto da zucchero e vino che ha lo scopo di equilibrare il livello di dolcezza ed il gusto finale dello spumante. Questi vino manterranno dunque il residuo zuccherino al livello naturale e risulteranno piuttosto secchi, con circa meno di 3 grammi di zucchero per litro di prodotto.

    Questa panoramica è solo uno spunto per degustare in maniera più consapevole ed indagare tutte le sfumature di uno dei prodotti italiani più amati in Italia e nel mondo. Non resta che alzare i calici … e scoprire tutte le altre!

    Prosit!

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  • Bottiglie di vino, 750 ml di piacere

    Bottiglie di vino, 750 ml di piacere

    Le bottiglie di vino ed il classico formato da 750 ml:

    Ogni volta che ci apprestiamo a degustare un buon calice di Prosecco, teniamo tra le mani una bottiglia che contiene all’interno una precisa quantità di “piacere liquido”, spesso da 750 ml di prodotto. La capacità di una bottiglia di vino è qualcosa di talmente consolidato nel nostro immaginario, che lo consideriamo un dato di fatto, senza porci ulteriori domande.

    Ponendo però l’attenzione sulla questione, verrà naturale chiedersi perché le bottiglie misurino 750 ml; e perché non un litro o mezzo litro?

    Nel 1975, ad esempio, la direttiva 75/106 della Comunità Europea decretò che l’imballaggio e la commercializzazione del vino poteva avvenire solo in recipienti da 250 ml, 375 ml, 750 ml, un litro, un litro e mezzo etc. Quindi i formati tra i quali scegliere sarebbero molti, perché dunque scegliere questa via di mezzo?

    Ci sono diverse teorie a riguardo ma possiamo cominciare con il dire che nel mondo dell’enologia questo formato classico, detto anche bottiglia da sesta, racchiude in sé storia e tradizione: resistendo al tempo, è diventato il formato standard più consumato al mondo, quello che tutti conosciamo ed apprezziamo ogni giorno.

    Le origini della bottiglia da 750 ml

    La scelta della capacità di 750 ml risale a secoli fa, durante lo sviluppo della produzione ed il commercio del vino nel Regno Unito, corrispondente alla sesta parte di un gallone e si affermò come l’unità di misura più pratica, facilitando il commercio del vino.

    Grazie quindi alla facilità nella sua produzione, gestione e trasporto, si adattò così bene alle necessità dell’industria vinicola, che divenne il formato standard nel quale il vino veniva immesso sul mercato.

    Troviamo riscontri a riguardo in fonti inglesi del XVII secolo. All’epoca, infatti, le casse di vino anglosassoni per il trasporto di alcolici misuravano 2 galloni, pari a circa nove litri di prodotto. Fu la praticità a decretare la scelta del formato della bottiglia, riempiendo le casse con un numero comodo e vantaggioso. Ancora oggi in molte parti del mondo le casse di vino contengono 12 bottiglie (pari a 2 galloni); in Italia viene mantenuta la medesima proporzione, ma solitamente ogni cassa di vino contiene 6 bottiglie.

    soffiatori vetro

    La bottiglia di vino da 750 ml tra storia e leggenda

    Esistono almeno altre due teorie, tra le più conosciute, riguardo la scelta del formato da 750 ml.

    La prima narra che tutto dipese dalla capacità polmonare dei soffiatori di vetro del ‘700, i quali si ritiene che fossero in grado di soffiare e costruire bottiglie fino ad un massimo di 650 – 750 ml di capacità. Col tempo quindi, la produzione si andò uniformando alle bottiglie di vino con la capacità massima a disposizione, ovvero i 750 ml.

    L’affascinante mistero della capienza delle bottiglie di vino tocca anche gli antichi osti. Esiste infatti una teoria secondo la quale la scelta della bottiglia rispondessero ad un’esigenza pratica da osteria: considerando che un bicchiere contiene circa 125 ml di prodotto, una bottiglia da 750 ml corrisponde esattamente a 6 bicchieri di vino. Sapere quante bottiglie stappare a seconda del numero dei clienti e mantenere le proporzioni, fu dunque la fortuna degli osti!

    imbottigliamento del Prosecco

    Bottiglie da 750 ml, uno stand universale

    Teorie a parte, col passare del tempo la bottiglia di vino da 750 ml è diventata un simbolo di standardizzazione nel mondo. Dai grandi châteaux francesi alle piccole cantine artigianali in ogni angolo del globo, il formato da 750 ml è diventato sinonimo di qualità e tradizione.

    La sua accettazione universale facilita il commercio internazionale e semplifica la scelta dei consumatori, offrendo loro una dimensione familiare e riconoscibile.

    Nel vasto mondo enologico, la bottiglia da 750 ml è un’icona che racchiude storia, tradizione e una quantità precisa di piacere enologico. Tuttavia, il panorama delle bottiglie di vino si estende ben oltre la sua capacità standard, abbracciando una varietà di formati che aggiungono fascino e versatilità al mondo della vinificazione.

    Ora è tempo di stappare una buona bottiglia di Prosecco, con un poco di consapevolezza e di fascinosità in più!

    Prosit!

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  • Bollicine d’eccellenza: le diverse tipologie di Prosecco

    Bollicine d’eccellenza: le diverse tipologie di Prosecco

    Un viaggio tra gusti ed aromi per scoprire il fascino delle diverse anime dello spumante più amato d’Italia

    Il Prosecco, gioiello enologico italiano, si distingue per la sua freschezza, versatilità e varietà, dando vita ad un mondo di esperienze aromatiche. Attraverso le diverse tipologie di Prosecco, dalle dolci bollicine dell’Extra Dry alla secchezza elegante del Brut, ogni variante offre un viaggio sensoriale unico. In questo percorso di degustazione, andremo ad esplorare le caratteristiche distintive di ciascuna tipologia.

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    Il residuo zuccherino: la guida alle diverse tipologie di Prosecco

    I metodi più efficaci per classificare uno spumante, riguardano solitamente la provenienza, il perlage e la dolcezza.

    In base a quest’ultimo criterio, diffuso soprattutto in funzione dei possibili abbinamenti gastronomici da affiancare, ciò che differenzia le differenti tipologie di Prosecco è il cosiddetto residuo zuccherino, ovvero la quantità di zucchero presente in ogni bottiglia. Esistono cinque diverse varianti di Prosecco che, considerando il prodotto dal più secco al più dolce, sono il Prosecco Extra Brut, Brut, Extra Dry, Dry e Demi Sec.

    Prosecco  Extra Brut: la massima secchezza

    Il Prosecco Extra Brut offre la massima secchezza, praticamente privo di residuo zuccherino. Questa tipologia esalta la purezza del gusto, offrendo una sensazione di freschezza e nettezza. La sua eleganza si rivela particolarmente in abbinamento a piatti delicati, consentendo ai sapori di brillare senza interferenze di dolcezza.

    • Residuo zuccherino: tra i 0 e i 6 grammi per litro di prodotto.
    • Abbinamenti: ideale per pesce crudo, sushi, sashimi, carpaccio di pesce, di verdure o altri piatti vegetariani e frutti di mare.

    Prosecco  Brut: la secchezza elegante

    Il Prosecco Brut rappresenta una buona espressione di secchezza, con un livello di zucchero residuo minimo. Caratterizzato da una secchezza elegante, questo Prosecco è la scelta ideale per cene formali e celebrative. Le bollicine fini e persistenti catturano l’essenza pura del vino, mentre la complessità aromatica del Glera si rivela in tutta la sua grandezza.

    • Residuo zuccherino: tra i 6 e i 12 grammi per litro di prodotto.
    • Abbinamenti: si sposa perfettamente con piatti leggeri, insalate, pollo grigliato, pesce crudo, carpaccio e formaggi stagionati a pasta dura.

    Prosecco Extra Dry: dolcezza sottile e freschezza vibrante

    Il Prosecco Extra Dry, contrariamente al suo nome, rivela una dolcezza sottile accoppiata a una vivace freschezza. Con un livello di zucchero residuo leggermente superiore rispetto al Brut, l’Extra Dry si presenta come la scelta perfetta per coloro che cercano un equilibrio delicato tra dolce e secco. Le bollicine danzano allegre nel calice, mentre la freschezza del vino si sposa armoniosamente con i sapori, rendendolo ideale per aperitivi e momenti conviviali.

    • Residuo zuccherino: tra i 12 e i 17 grammi per litro di prodotto.
    • Abbinamenti: ideale per accompagnare antipasti leggeri, frutti di mare, gamberetti, ostriche e formaggi delicati.

    etichetta prosecco doc extra dry

    Prosecco  Dry: un equilibrio armonioso

    Il Prosecco Dry, con il suo bilanciamento raffinato tra dolcezza e secchezza, offre un profilo aromatico morbido e avvolgente. Questa tipologia si distingue per la sua versatilità, adattandosi perfettamente a una vasta gamma di piatti, dai formaggi agli antipasti. La sua dolcezza equilibrata lo rende una scelta adatta a chi desidera esplorare il carattere frizzante del Prosecco senza compromettere la secchezza.

    • Residuo zuccherino: tra i 18 e i 32 grammi per litro di prodotto.
    • Abbinamenti: perfetto per accompagnare antipasti con formaggi saporiti ed affettati, risotti ai frutti di mare, insalate aromatiche di frutta e noci.

    Prosecco Demi Sec: una dolcezza tenera

    Il Prosecco Demi Sec, con una dolcezza più pronunciata rispetto alle altre tipologie, regala una tenera dolcezza al palato. Con un livello moderato di residuo zuccherino, si presenta come una scelta avvolgente e adatta a chi cerca una dolcezza più marcata senza rinunciare alla vivacità delle bollicine.

    • Residuo zuccherino: tra i 33 e i 50 grammi per litro di prodotto.
    • Abbinamenti: dessert, sorbetti o frutta sono perfetti in abbinamento a questa tipologia di Prosecco; si sposa bene anche con piatti dal contrasto dolce – salato e formaggi a pasta molle.

    In conclusione, il vasto mondo delle tipologie di Prosecco offre un viaggio attraverso una gamma di opzioni, ciascuna con il suo carattere unico. Ogni variante è un’opportunità per esplorare le complessità del Glera e celebrare l’arte delle bollicine italiane.

    Scegliete con saggezza e lasciatevi trasportare in un viaggio di degustazione senza paragoni, sperimentando ogni tipologia di abbinamento, fino a trovare il vostro preferito!

    Prosit!

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  • Ricette di S.Valentino con il Prosecco

    Il Prosecco come ingrediente segreto per esaltare il gusto in cucina

    Ricette di San Valentino con il Prosecco

    La festa degli innamorati si avvicina e non c’è nulla di meglio del Prosecco per suggellare l’amore tra due persone e godersi una romantica serata.
    Ma se desiderate un San Valentino più frizzante, gustoso ed allegro del solito, perché non provare delle ricette a base di Prosecco?

    Il Prosecco in cucina

    Godetevi dunque la scoperta di un secreto da grandi chef: non solo calici o cocktail per lo spumante più amato d’Italia, da oggi il protagonista dei vostri piatti è il Prosecco!

    Si tratta infatti di più di un semplice vino: il Prosecco è un compagno versatile in cucina. La sua leggerezza e freschezza si prestano perfettamente a una varietà di piatti, dalla cucina tradizionale a quella più innovativa.

    Vi state chiedendo da dove cominciare? Sperimentare la marinatura col Prosecco può essere un perfetto primo passo per capire come equilibrare sapori intensi ed aggiungere una nota raffinata a piatti delicati. I vostri antipasti ed i secondi di carne e (soprattutto) pesce avranno quel tocco unico e vi regaleranno un’esperienza culinaria indimenticabile.

    Se volete spingervi ancora oltre e testare il Prosecco come ingrediente anche di primi piatti e di dolci, ecco due ricette scelte per voi, per rendere il vostro menù di San Valentino davvero indimenticabile:

    Risotto al Prosecco

    Ingredienti (per 5/6 porzioni):

    • 500 gr. di riso Carnaroli
    • 1 lt. di brodo vegetale fatto in casa
    • 100 gr. di Parmigliano Reggiano grattugiato
    • 200 ml. di Prosecco
    • 1 cipolla bianca
    • 60 gr. di burro
    • olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b.

    Procedimento:

    • preparate il brodo vegetale con gli ortaggi che preferite e mettete da parte;
    • pelate e tagliate la cipolla bianca, saltandola in casseruola con l’olio e 30 gr. di burro fino a che non sarà rosalata;
    • unite il riso al soffritto di cipolla per una leggera tostatura a fuoco alto per pochi secondi o fino a che i chicchi non avranno raggiunto un aspetto lucido;
    • abbassare il fuoco ed aggiungere il Prosecco al riso versandolo all’interno della casseruola;
    • una volta che il Prosecco sarà evaporato completamente, aggiungete sale e pepe a piacere secondo i vostri gusti e piano piano il brodo vegetale, aggiungendo un mestolo alla volta mano a mano che si ridurrà;
    • raggiunti i minuti di cottura del riso, spegnete il fuoco e procedete con la mantecatura: mescolate aggiungendo il Parmigiano grattugiato ed il burro, fino a che il risotto non avrà quella splendida consistenza densa e cremosa;
    • servite a tavola e guarnite i vostri piatti con qualche goccia di Prosecco per dare al piatto un tocco di eleganza e di gusto in più.

    risotto al vino antico

    Cheesecake al Prosecco

    Ingredienti (per 4 porzioni):

    • 200 gr. di pandoro (in alternativa biscotti secchi a vostro piacimento)
    • 55 gr. di burro
    • 300 gr. di formaggio fresco spalmabile
    • 9 gr. di gelatina in fogli
    • 100 ml. di Prosecco
    • 50 gr. di panna fresca liquida
    • 50 gr. di zucchero a velo
    • 1 bacca di vaniglia
    • 4 rametti di ribes (per la decorazione)

    Procedimento:

    • per preparare la base tagliare il pandoro in piccoli pezzettini e cuoceteli in padella per 6/7 minuti mescolando frequentemente;
    • una volta asciutto e ben tostato, tritatelo in un mixer (nel caso utilizziate i biscotti, potete cominciare da questo passaggio) ed amalgamate il tutto con il burro fuso in una ciotola;
    • trasferite il composto all’interno di 4 stampini (preferibilmente da 7,5×4,5 cm) appoggiati su un vassoio con carte da forno ed appiattite bene il tutto con il dorso del cucchiaio; quando sarà pronto lasciate riposare la base della cheesecake in frigorifero per 30 minuti circa o fino a che non si sarà solidificata;
    • nel frattempo mettete a molla la gelatina in acqua fresca e scaldate la panna in un pentolino evitando di farla bollire; appena sarà calda scolate la gelatina e mescolatela alla panna con una frusta facendo attenzione di eliminare tutti i frumi;
    • in un’altra ciotola lavorate il formaggio con una frusta per qualche minuti e poi unite il Prosecco, i semi della bacca di vaniglia e lo zucchero a velo;
    • dopo aver mescolato accuratamente, incorporate panna ed unitela al composto per completare la crema della vostra torta;
    • recuperati gli stampi, guarniteli con la crema e mettete il tutto in frigorifero a rassodare per 3/4 ore;
    • per concludere sfilate lo stampo, la carta da forno e guarnite ogni cheesecake al Prosecco con un rametto di ribes (o con la decorazione che preferite).

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    Un tesoro segreto

    Il Prosecco è davvero un tesoro segreto in cucina, pronto a trasformare ogni piatto in un’opera d’arte gastronomica ed a donargli un unico ed inaspettato tocco d’eleganza!
    Siate audaci, sperimentate e lasciatevi soprendere dalla magia che questo vino può portare ai vostri piatti.

    Buon appetito, brindate all’amore con una cucina creativa, condividendo il vostro San Valentino attorno ad una romantica tavola imbandita di delizie al Prosecco!

     

  • Il design dell’etichetta del Prosecco

    Il design dell’etichetta del Prosecco: un viaggio nell’arte della presentazione

    Il Prosecco, eccellente spuntante italiano elegante, fresco e versatile, è spesso celebrato non solo per il suo contenuto raffinato delle sue bottiglie, ma anche per il suo packaging accattivante.

    Creare un’etichetta di successo per le bottiglie di Prosecco richiede un’attenta combinazione di creatività, attenzione ai dettagli ed una profonda comprensione e conoscenza del prodotto.

    Prosecco e branding

    Dall’ispirazione iniziale alla realizzazione finale, il processo di progettazione dell’etichetta è di importanza vitale per una bottiglia di vino: oltre ad essere uno degli elementi distintivi del prodotto, è il primo biglietto da visita che può attirare il consumatore.

    Alcune etichette colpiscono immediatamente perché altamente creative, accattivanti, brandizzate (a volte addirittura artistiche) e rappresentano i valori ed i prodotti delle aziende produttrici. Come accade per la copertina di un buon libro, alcune di esse sono addirittura diventate iconiche e conosciute in tutto il mondo, trasformandosi talvolta nell’elemento decisivo  per la scelta del prodotto da parte dei consumatori indecisi.

    Il connubio tra grafica, branding e Prosecco si rivela come un’affascinante sinergia che unisce diverse forme di espressione creativa, che vanno ben oltre la mera presentazione di un prodotto in bottiglia.

    Il primo passo

    conoscere a fondo il prodotto, il brand, i valori e la storia dell’azienda di Prosecco e le caratteristiche distintive che rendono unica questa eccellenza italiana.

    In secondo luogo

    va considera il pubblico di riferimento, fase fondamentale per la produzione di un’etichetta efficace. Gli step essenziali proseguono con una fase di ricerca con l’obiettivo di ottenere ispirazione ed acquisire una comprensione delle tendenze di design attuali nello specifico settore. Analizzare le etichette di Prosecco esistenti e di altri vini può fornire spunti interessanti.

    La cosa fondamentale

    realizzare il tutto con un approccio unico, che rifletta la personalità del prodotto e sia pensato sul target di riferimento, focus e consumatore finale del prodotto.

    prosecco doc treviso extra dry tenuta pra de oro etichettaCome viene creata l’etichetta del Prosecco

    Gli elementi chiave che su un’etichetta da vino proprio non possono mancare sono in generale:

    • il nome del prodotto
    • il logo e la marca del produttore
    • le informazioni sul vitigno ed il territorio
    • il grado di secchezza/dolcezza (Dry, Brut, etc)
    • i simboli o grafiche distintive (green, bio, ect)

    A questo si aggiungono nuovi parametri richiesti dall’UE che sono entrati in vigore lo scorso 8 dicembre. La normativa prevede l’obbligo di inserire in etichetta indicazioni (ad esempio i valori nutrizionali degli ingredienti, le modalità di smaltimento di bottiglia, capsula e tappo, etc) veritiere, documentabili e che siano presenti tutte le informazioni delle richieste dalle varie normative italiane e della comunità europea.

     

    L’etichettatura è soggetta a verifiche a ridosso della vendemmia. Le ispezioni vengono effettuate da Valoritalia, l’organismo di controllo organizzato dal Ministero.

    Oltre agli elementi all’interno dell’etichetta, ogni bottiglia di Prosecco prevede, prima della sua uscita sul mercato, la presa in considerazione di tantissimi altri elementi ai quali spesso non si fa caso, ma che contribuiscono a sottolineare il carattere del prodotto e dell’azienda vinicola che lo produce. I colori freschi e luminosi, ad esempio, vengono spesso associati al Prosecco e l’uso di materiali di qualità trasmettono all’acquirente un senso di prestigio del prodotto.

    Il design

    La stessa cosa si può dire per il design generale dell’etichetta: un grafico professionista può fare veramente la differenza, rendendo il prodotto attraente e traducendo le idee, la filosofia e l’identità giovane del Prosecco.

    Studio, branding, migliorie, rifiniture ed analisi dei feedback, andranno a completare il biglietto da visita dello spumante italiano per eccellenza.

    La creazione dell’etichetta per le bottiglie di Prosecco è dunque un procedimento che combina conoscenza del prodotto, creatività e strategia di branding. Un’etichetta ben progettata, non solo attira l’attenzione dei consumatori, ma comunica anche il carattere unico del Prosecco, invitandoli a scegliere questo straordinario vino spumante.

    Simbolo di stile

    E’ un’eccellenza vinicola italiana originaria delle colline venete, ha conquistato il suo spazio non solo nelle enoteche e nelle tavole imbandite, ma si è trasformato anche in strumento d’ispirazione, creatività e comunicazione.

    L’icona enologica italiana più amata al mondo, diventa dunque un simbolo di stile, gioia e convivialità … e tu, hai già scelto la tua etichetta preferita?

    Prosit!

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  • il metodo Martinotti-Charmat nella produzione del Prosecco

    Il segreto del suo successo:

    il metodo Martinotti-Charmat nella produzione del Prosecco

    Il Prosecco, eccellenza italiana nota in tutto il mondo per la sua freschezza e vivacità, deve parte del suo successo al processo col quale viene prodotto, fatto fermentare ed imbottigliato. Uno dei metodi più comuni utilizzati nella sua produzione è il metodo Martinotti-Charmat. Questo metodo viene spesso utilizzato per la produzione di spumanti, tra cui il Prosecco, ed è caratterizzato dalla fermentazione in grandi autoclavi a pressione controllata.

    Ma in cosa consiste nello specifico questo particolare processo e come contribuisce a creare il caratteristico profilo gustativo del celebre spumante italiano? Scopriamolo insieme!

    Il Metodo Martinotti – Charmat

    Il metodo Martinotti, o metodo Charmat lungo, è la base del processo di produzione del Prosecco. Chiamato così in onore del suo inventore Federico Martinotti, questo metodo consiste nella fermentazione del vino di base (o seconda fermentazione) in grandi autoclavi. Questa particolare metodologia ha la particolare capacità di apportare caratteristiche specifiche organolettiche al prodotto finito e si sposa perfettamente con la tipologia di uve Glera, il vitigno che compone per almeno il 75% il vino Prosecco: questa integrazione è il connubio perfetto capace di dare vita ad un vino spumante davvero unico!

    Il processo, oltre al mantenere la freschezza e l’aroma del vino, riflette perfettamente la filosofia del Prosecco, preservandone la purezza delle uve. Grazie anche al controllo delle temperature e della pressione, questo metodo gli conferisce quel tratto distintivo dall’aroma giovane e fruttato che l’ha reso celebre in tutto il mondo.

    autoclave

    La fermentazione in autoclave del Prosecco

    Il cuore del metodo Martinotti-Charmat è dunque la fermentazione in autoclave. Vediamo insieme il loro funzionamento ed il processo nella sua interezza:

    • Fase di preparazione del vino base: le uve Glera subiscono una prima fermentazione dalla quale si ottiene il cosiddetto vino base, primo di bollicine;
    • Fase di trasferimento in autoclavi: il vino base viene trasferito in enormi contenitori pressurizzati di acciaio inox; progettate per resistere ad altissime pressioni, le autoclavi consentono di mantenere sotto pressione il vino durante questa seconda fermentazione;
    • Fase di aggiunta dei lieviti e degli zuccheri: la seconda fermentazione comincia con l’aggiunta di lieviti selezionati e zuccheri al vino base; mentre i lieviti trasformano gli zuccheri in alcool ed anidride carbonica, la pressione all’interno delle autoclavi aiuta a trattenere le bollicine che si sviluppano durante il processo;
    • Fase di controllo della temperatura e della pressione: durante la fermentazione in autoclave è di fondamentale importanza controllare in maniera piuttosto precisa la temperatura e la pressione del prodotto. La pressione ottimale (che varia tra i 12 ed i 18 gradi centigradi) viene affiancata e calibrata unitamente ad una pressione piuttosto elevata che, combinata con la bassa temperatura, consente di ottenere delle bollicine piuttosto fini, persistenti e durature nel tempo;
    • Fase di filtrazione e stabilizzazione: completata la seconda fermentazione in autoclave, il vino viene filtrato minuziosamente per rimuovere tutti i residui dei lieviti ed altri possibili sedimenti; a questo segue un’operazione di stabilizzazione del prodotto che eviterà che il vino si intorpidisca e ne andrà a garantire la chiarezza;
    • Fase di raffreddamento e pastorizzazione: in questa fase, non sempre inserita nel processo, alcuni produttori scelgono di pastorizzare il vino Prosecco dopo la seconda fermentazione in autoclave. L’azione consiste nel raffreddare in maniera piuttosto rapida il prodotto, con l’obiettivo di arrestare l’attività dei lieviti e stabilizzarlo ulteriormente;
    • Fase di imbottigliamento: il metodo Martinotti – Charmat prevede infine l’imbottigliamento e la chiusura con tappo (a corona o a vite); alcune varietà di Prosecco non prevedono altre lavorazioni perché possa essere mantenuto il suo carattere secco; diverso è per le tipologie di vino più dolci, alle quali vengono aggiunti zuccheri prima dell’imbottigliamento.

    imbottigliamento del Prosecco

    Per concludere, il metodo Martinotti-Charmat svolge un ruolo cruciale nella creazione del Prosecco amato in tutto il mondo. La combinazione di questo metodo con le uve Glera e la filosofia del Prosecco danno vita ad un vino spumante  davvero eccezionale, che ha ben poco da invidiare ai suoi competitor.

    Conoscere il processo di produzione contribuisce sicuramente ad una migliore comprensione del prodotto e, perché no, ad una più consapevole e gustosa degustazione di questo iconico vino italiano.

    Pronti a provarlo?

    Prosit!

     

  • Diamo i numeri con il Prosecco

    Diamo i numeri con il Prosecco

    Per conoscere e degustare meglio un orgoglio del Made in Italy, abbiamo deciso di mettere il Prosecco in numeri! Quanto conosciamo di uno dei prodotti più amati al mondo? Ecco alcune cifre per scoprirne tutti i suoi segreti e la sua storia!

    Le caratteristiche

    2 – 4: la pressione interna di una bottiglia di Prosecco. Lo spumante italiano differisce dal rivale francese (6-7) grazie alla metodologia utilizzata per produrlo: a differenza dello Champagne che viene fatto fermentare direttamente in bottiglia, il Prosecco viene prodotto con il metodo Martinotti – Charmat (o semplicemente Martinotti). Questo processo prevede una seconda fermentazione del vino spuntante all’interno di un’autoclave, un enorme contenitore di anidride carbonica in accidio inox, pressurizzato ed a temperatura controllata.

    5: le varianti di Prosecco prodotte in Italia. Non si tratta infatti di un’unica tipologia di vino spumantizzato, ma di Prosecco Demi-Sec, Extra Dry, Dry, Brut o Extra Brut a seconda della quantità di zucchero presente.

    6 – 8: l’intervallo migliore in gradi centigradi per consumare un calice di Prosecco. L’utilizzo del freezer o di temperature più basse infatti, non rendono giustizia ad uno dei vini più amati, che necessita una temperatura ideale per essere degustato e preservarne gli aromi.

    vino ancestrale

    Export da record

    8: i miliardi di euro superati nel 2022 di export del Prosecco all’estero; si tratta di un record senza paragoni, registrato grazie ad un’esportazione pari al 12% in più rispetto all’anno precedente. La vendita all’estero di questo prodotto, equivale addirittura all’8% dell’intero volume di esportazioni del nostro paese.

    9: i litri di Prosecco presente in ogni cassa utilizzata per l’export; scrigni preziosi composti da dodici bottiglie, ciascuna da 750 ml di prodotto.

    9: le provincie italiane della zona di produzione del Prosecco. Al di fuori della province di Padova, Venezia, Vicenza, Treviso, Belluno, Gorizia, Triste ed Udine, una bottiglia prenderà il nome di vino Glera, mentre quelle prodotte in quest’area ricevono la denominazione di Prosecco DOC (o DOCG   se all’interno della zona compresa tra Conegliano e Valdobbiadene.

    11 – 12: i gradi di volume alcolico medio di una bottiglia di Prosecco. La sua leggerezza permette di godersi appieno l’aroma fruttato e le sue caratteristiche olfattive: uno dei motivi che sicuramente gli garantisce da sempre un enorme successo.

    11 – 14: dollari minimi per l’acquisto all’estero di una bottiglia di Prosecco. La differenza di circa 30 euro a bottiglia con lo Champagne fanno registrare un successo maggiore di anno in anno, nonostante esistano bottiglie di Prosecco capaci di superare il centinaio di dollari.

    Box Prosecco doc brut + Prosecco doc extra dry

    15: la percentuale uve di vitigni diversi dal Glera, per poter considerare una bottiglia, un vino Prosecco.

    Produzione e consumo di Prosecco

    96,2: i milioni di bottiglie di Prosecco prodotto in Italia ed immesse sul mercato nel 2022. La produzione certificata ha registrato quasi 903.000 ettolitri di Prosecco, registrando un significativo aumento rispetto all’anno precedente (+ 14,1% rispetto al 2021).

    120: i milioni di bottiglie di Prosecco totali consumate in nella nostra penisola durante l’intero 2022.

    134: i milioni di bottiglie importate nel 2022 negli Stati Uniti d’America, che raggiungono il primato scalzando l’esportazione nel Regno Unito, da sempre uno dei principali acquirenti del Prosecco italiano. Gli USA ora sono seguiti per la prima volta dall’UK, con 130 milioni di bottiglie consumate, la Germania con 46 milioni di pezzi importati.

    140: le aziende agricole di produzione di vino Prosecco DOCG che si contano nella sola zona del comune di Valdobbiadene (Provincia di Treviso).

    625: le ore di lavoro mediamente necessarie per ogni ettaro di vitigno Glera, che variano a secondo del territorio. Si va da un minimo di 250 ore di lavoro per ettaro nelle zone pianeggianti, fino ad arrivare addirittura a 1.000 ore di lavoro necessarie in zone collinari, dove la pendenza ed il terreno dissestato rendono il lavoro degli agricoltori decisamente più lento e complesso.

    vite uva prosecco tenuta agricola pra de oro

    La storia è scritta

    1868: l’anno nel quale venne prodotta la prima bottiglia di Prosecco, ad opera di Antonio Carpené e della sua azienda vinicola Carperné Malvolti.

    2014: l’anno nel quale, per la prima volta, il Prosecco ha superato lo Champagne nel numero di bottiglie vendute in tutto il mondo, segnando uno storico primato rispetto al suo storico antagonista.

    20.000: il numero di ettari di vigna presenti in Veneto e Friuli Venezia Giulia, nei quali viene coltivato il vitigno Glera, utilizzato per la produzione di Prosecco.

    Non vi è venuta sete? Prosit!

  • I 3 cocktail a base di Prosecco più famosi al mondo

    I 3 cocktail base di Prosecco più famosi al mondo

    Chi ha sempre degustato il Prosecco nella sua versione classica, forse non sa che per le sue caratteristiche così particolari, questa eccellenza italiana si sposa benissimo anche con altri ingredienti, sia alcolici che non, e che il suo utilizzo può dar vita a delle vere e proprie opere d’arte della cocktaileria, capaci di stupire anche i puristi più accaniti.
    Di seguito la descrizione passo passo delle ricette dei tre cocktail più consumati in Italia e più famose al mondo a base di Prosecco. Per realizzarle vi basterà recuperare gli ingredienti, seguire i passaggi ed in pochi minuti i cocktail saranno pronti per essere gustati; scopriamoli insieme!

    Cocktail con il Prosecco

    1° – Cosmopolitan

    Un grande classico americano dai contrasti dolci e secchi, che si sposano in maniera equilibrata grazie ad un mix perfetto. Inventato nel 1987 con l’intento di soddisfare il palato femminile, l’idea fu del celebre barman Cheryl Cook. Negli ultimi anni, è nata una versione del Cosmopolitan a base di Prosecco, che da subito ha registrato un grandissimo successo e che vi proponiamo.
    Ingredienti:
    • 60 ml di Prosecco;
    • 20 ml di Cointreau;
    • 15 ml di succo di limone fresco;
    • 15 ml di succo di mirtillo rosso;
    • 45 ml di Vodka;
    • tre mirtilli rossi;
    • ghiaccio q.b.
    Procedimento:
    • procurarsi una coppa o un flute ben raffreddato ed uno shaker da cocktail;
    • inserire nello shaker il ghiaccio, il Cointreau e la vodka;
    • aggiungere il succo di limone ed il succo di mirtillo rosso;
    • agitare lo lo shaker fino a che i prodotti al suo interno non saranno ben mescolati e raffreddati;
    • filtrare e versare il contenuto nel bicchiere raffreddato;
    • completare il composto con il Prosecco riempiendo la coppa fino all’orlo;
    • guarnire con mirtilli rossi freschi.

    2° – Hugo

    Il cocktail fresco e leggero allo sciroppo di sambuco che ha conquistato il mondo! Si tratta infatti di una ricetta inventata attorno al 2000 in Trentino Alto Adige da un barman di Bolzano, ora proposta e consumata nei migliori locali di decine e decine di paesi stranieri. Conosciuto anche come Hugo Spritz o Spritz bianco è nato infatti come una versione rivisitata del celebre cocktail da aperitivo.
    Ingredienti:
    • 150 ml di Prosecco
    • 20 ml di sciroppo di melissa o fiori di sambuco
    • soda o seltz q.b.
    • alcune foglie di menta
    • 1 fetta di lime o limone
    • ghiaccio q.b.

    Procedimento:

    • procurarsi un calice ben raffreddato ed riempirlo subito di ghiaccio fino a metà;
    • versare lo sciroppo di melissa (in alternativa quello di sambuco);
    • versare il prosecco;
    • riempire il bicchiere con altro ghiaccio inserendolo delicatamente (l’ideale sarebbe farlo con una pinza);
    • allungare il tutto con soda (o seltz) fino a riempire il calice;
    • mescolare delicatamente;
    • terminare decorando il cocktail con una fettina di limone (o lime) e qualche fogliolina di menta.

    hugo prosecco

    3° – Negroni sbagliato

    Bisogna tornare indietro a metà del secolo scorso per trovare le origini di questo cocktail! Ormai un must dei migliori locali italiani, amato da tutti i fedelissimi dell’aperitivo, venne inventato al Bar Basso di Milano negli anni ’60 e da allora ha sempre avuto un grandissimo successo. Rispetto alla classica ricetta del Negroni fiorentino, viene sostituito il gin con una parte spumantizzata, rendendolo più leggero; scopriamo insieme come prepararlo!
    Ingredienti:
    • 3 cl di Prosecco Brut metodo classico
    • 3 cl di Campari o bitter
    • 3 cl di Vermouth rosso
    • una fetta d’arancia
    • ghiaccio q.b.
    Procedimento:
    • procurarsi dosatore da barman ed un tumbler basso ben raffreddato;
    • riempire il bicchiere di ghiaccio fino all’orlo;
    • versare nel bicchiere la dose di Campari (o bitter);
    • aggiungere il Vermouth rosso;
    • completare il composto con il Prosecco;
    • mescolare delicatamente e guarnire con una fetta d’arancia.

    Questo era solo un piccolo assaggio! Il Prosecco si sposa benissimo con tantissime ricette di questo tipo: grazie alla sua freschezza, leggerezza ed alle sue numerose varianti, dalla più dolce alla più secca, le ricette di cocktail a base di Prosecco sono infinite e tutte buonissime .. non c’è che l’imbarazzo della scelta.
    E tu quale preferisci? Sei pronto a provarle? Non ti resta che recuperare gli ingredienti necessari e goderti un cocktail perfetto con il tuo Prosecco preferito! Prosit!
    etichetta prosecco doc
  • 10 curiosità sul Prosecco

    10 curiosità sul Prosecco: non tutti sanno che …

    Sei un esperto ed un estimatore di Prosecco e sei sicuro di conoscere tutto ciò che lo riguarda? Metti alla prova le tue conoscenze con questo elenco di curiosità e fatti bizzarri e scopri quanto conosci del Prosecco! Se sei un amante di questo meravigliosa eccellenza italiana, non potrai che divertirti!

    Ecco le 10 curiosità sul Prosecco che forse non conoscevi:

    1° – Il bicchiere per il Prosecco

    Non tutti sanno che … il bicchiere perfetto per degustare il prosecco è il celebre bicchiere detto “a tulipano, che ricorda molto la forma del fiore dal quale prende il nome. La forma dell’apertura è studiata per dirigere il liquido direttamente verso la punta della lingua dove si trovano le papille gustative, mentre la “pancia” più ampia permette la concentrazione dei profumi ed una corretta ossigenazione. L’ideale è riempire il bicchiere fino al punto in cui raggiunge il diametro massimo, in maniera da non creare troppa schiuma ed apprezzarne meglio bollicine ed aromi.

    2° – Il nome Prosecco

    Non tutti sanno che … il nome Prosecco deriva da un comune del Friuli Venezia Giulia in provincia di Trieste. Le sue origini per come lo conosciamo oggi risalgono al ‘500: in particolare venne definito “castellum nobile vino Pucinum” il castello del comune di Prosecco e “Pucinum” (trad. Puccino), il vino di uve di Glera che, come risulta da alcune fonti scritte dell’epoca, era già gradito al tempo dei Romani.

    3° – Export da record per il Prosecco

    Non tutti sanno che … il Prosecco DOC/DOCG si conferma il re indiscusso delle vendite all’estero! Secondo le stime del Wine Monitor di Nomisma infatti, l’Italia nel 2022 ha registrato un incredibile traguardo, non solo confermando il successo degli anni precedenti, ma esportando addirittura una quantità di Prosecco pari al 12% in più rispetto al 2021. La cifra record di export di vino Prosecco ha raggiunto gli oltre 8 miliardi di euro!

    bicchieri tulipano procecco

    4° – La temperatura perfetta per il Prosecco

    Non tutti sanno che … il Prosecco non va servito ghiacciato! Molti credo infatti che conservarlo nel frigorifero o nel freezer prima di consumarlo sia la modalità corretta. Se invece vogliamo preservare al meglio le caratteristiche olfattive e gustative, la temperatura migliore per degustare al meglio il Prosecco è tra i 6 e gli 8 gradi centigradi.

    5° – Le cinque varianti del Prosecco

    Non tutti sanno che … esistono cinque differenti varianti fondamentali di Prosecco e che dipendono dal grado di zucchero presente nel vino. Le cinque tipologie, dalla più secca a quella più dolce sono: Extra Brut, Brut, Dry, Extra Dry e Demi-Sec. Il quantitativo di zucchero è fondamentale per capire come abbinare al meglio il Prosecco, ogni variante infatti, si sposa meglio con tipologia di piatti allineati al proprio grado di dolcezza/secchezza.

     6° – Vino e Vitigno

    Non tutti sanno che … il Prosecco non è il nome del vitigno. Il vino Prosecco infatti, si ottiene con l’uva dell’antico vitigno Glera e può essere composto da altri vitigni a bacca bianca per un massimo del 15% dell’intero prodotto (come Verdiso, Bianchetta Trevigiana, Pepera, Glera Lunga, Chardonnay, Pinot grigio o bianco). Fino a pochi anni fa vino e vitigno erano conosciuti entrambi col nome di Prosecco, mentre dal 2009 il vitigno è stato definito Glera, già suo sinonimo, per differenziarlo dal suo prodotto, il vino Prosecco.

    vitigno glera prosecco

    7 ° – Gli aromi del Prosecco

    Non tutti sanno che … il bouquet aromatico fruttato del Prosecco, non è l’unico aroma che possiede. Il Prosecco infatti è caratterizzato da note di mela verde, ma anche floreali, di frutta e spezie, tutti aromi che rispecchiano le caratteristiche del vitigno Glera, dal quale il Prosecco viene prodotto. A seconda che le uve siano state raccolte in territori collinari o pianeggianti, oltre ad altre caratteristiche, si possono affiancare quasi una dozzina di altre note aromatiche. Di seguito l’elenco degli aromi più caratteristici del Prosecco, oltre quelli già citati: limone, cedro, mela, pera, banana, tiglio, acacia, camomilla, spezie mediterranee, biscotto, rosa, crosta di pane.

    8° – Non solo spumante

    Non tutti sanno che … il Prosecco non esiste solo come vino spumantizzato, ma ne esistono tre tipologie a seconda dei diversi processi di produzione: il Prosecco tranquillo o fermo, che non presenta nessun tipo di perlage, si abbina perfettamente con formaggi freschi e piatti a base di carne bianca o pesce, il più noto Prosecco Spumante, ideale per accompagnare i piatti di pesce o frutti di mare ed il Prosecco frizzante con meno bollicine rispetto alle versione spumantizzata, perfetto per aperitivi, molluschi, crostacei o piatti di pesce in generale.

    9° – Il Prosecco Millesimato

    Non tutti sanno che … il termine “millesimato” deriva dal francese millesimé, che significa “annata” e si utilizza per indicare uno spumante prodotto almeno per l’85% con uve di una sola annata, quindi raccolte durante un’unica vendemmia. Il Prosecco Millesimato è il vino delle feste e delle grandi occasioni, perfetto per accompagnare ogni tipo di pesce, ma anche antipasti o aperitivi salati.

    10° – Prosecco DOC e DOCG

    Non tutti sanno che … con Prosecco si intende il vino a base Glera, ma solo quello prodotto all’interno di uno specifico territorio, al di fuori di esso non si potrà più chiamare Prosecco, ma prenderà il nome di vino Glera. La zona di produzione del Prosecco comprende il Friuli Venezia Giulia e una gran parte del Veneto, nello specifico le province di Gorizia, Udine, Trieste, Belluno, Pordenone, Venezia, Vicenza, Treviso e Padova. Il Prosecco prodotto in questa zona prende la denominazione di Prosecco DOC, mentre l’area DOCG comprende Asolo ed i quindici comuni dell’Alta Marca Trevigiana compresa tra Conegliano e Valdobbiadene.

    Ora che abbiamo scoperto tutte queste curiosità, non resta che degustare un buon Prosecco, il vino italiano più venduto e famoso al mondo, capace di rendere perfetta qualunque occasione col suo aroma floreale, leggero e profumato.

    Alla salute!

    Box Prosecco doc brut + Prosecco doc extra dry

  • Che cos’è il vino ancestrale?

    Il metodo ancestrale

    Il vino ancestrale è un vino che rifermenta in bottiglia con i suoi lieviti e i suoi zuccheri senza l’eliminazione dei sedimenti. E l’antica lavorazione con la quale si produceva lo spumante, tornata in uso per rifermentare i vini in bottiglia in modo naturale e come alternativa alla produzione in autoclave o alle classica rifermentazione in bottiglia col dégorgement”. Il metodo ancestrale, noto anche come metodo pétillant-naturel o metodo gaillacois, ha origini antiche ed è stato utilizzato per produrre vini effervescenti fin dall’antichità. Questo metodo si differenzia dal metodo tradizionale di produzione dello spumante, conosciuto come metodo champenoise o metodo classico, perché non prevede una fase di dégorgement per rimuovere i depositi di lievito dalla bottiglia.

    La fermentazione del vino ancestrale avviene in modo spontaneo, grazie ai lieviti presenti naturalmente nell’uva. Dopo la fermentazione primaria, il vino viene imbottigliato ancora prima che tutto lo zucchero si sia trasformato in alcol. In questo modo, la fermentazione continua all’interno della bottiglia, creando le bollicine e conferendo al vino una leggera effervescenza. Durante questo processo di rifermentazione in bottiglia, i lieviti consumano gli zuccheri residui presenti nel vino e producono anidride carbonica, che rimane intrappolata nella bottiglia. Questo crea un’effervescenza naturale e delicata nel vino, senza l’aggiunta di zuccheri o lieviti esterni.

    Il vino ancestrale si distingue per la sua freschezza e vivacità, con un carattere frizzante che può variare da leggero a intenso. Poiché non viene effettuato il dégorgement, il vino presenta una piccola quantità di sedimento nella bottiglia. Questo conferisce al vino una maggiore complessità e profondità di gusto.

    Molti produttori artigianali stanno riscoprendo il metodo ancestrale e lo stanno utilizzando per produrre vini unici e pieni di carattere. Questa antica tecnica offre una prospettiva interessante sulla produzione del vino, mettendo in risalto la semplicità e la purezza dell’uva e dei suoi lieviti naturali.

    vino ancestrale

    Se siete appassionati di vini effervescenti e desiderate provare qualcosa di diverso dalle classiche bollicine, il vino ancestrale potrebbe essere la scelta perfetta. Con la sua fermentazione naturale in bottiglia e l’assenza di trattamenti chimici, questo vino offre un’esperienza unica e autentica.

    Da provare con piatti leggeri o come aperitivo, il vino ancestrale è una vera espressione del territorio da cui proviene. La sua lavorazione artigianale permette di apprezzarne le sfumature e i sapori genuini, senza mascherature o aggiunte artificiali.

    Il metodo ancestrale utilizzato per produrre il “vino col fondo” rappresenta una riscoperta delle antiche tradizioni vinicole e offre un’alternativa interessante alla produzione convenzionale dello spumante. Con la sua fermentazione naturale in bottiglia e l’assenza di dégorgement, questo vino si distingue per la sua freschezza e vivacità, offrendo un’esperienza unica. Non esitate a provare il vino ancestrale e a lasciarvi sorprendere dalle sue bollicine naturali e dal suo carattere frizzante.

    Perchè si chiama “vino col fondo”

    I vini ancestrali sono anche chiamati vini col fondo o sur lies (sui livieti) per la presenza dei sedimenti naturali (soprattutto lieviti) presenti nella bottiglia e volutamente non eliminati. A differenza dei vini classici, i vini ancestrali presentano un aspetto naturalmente più torbido, una maggiore complessità organolettica con un sentore di pane dato dalla presenza dei lieviti, un perlage meno marcato e generalmente dei livelli più alti di acidità e sapidità.
    Ma perché si chiamano vini col fondo? Questo termine deriva proprio dal fatto che, nel processo produttivo, i lieviti restano nella bottiglia e si depositano. Questo deposito, chiamato anche “fondo”, è costituito da cellule di lievito e da altri residui che si formano durante la fermentazione naturale del vino.

    La presenza del fondo conferisce al vino ancestrale delle caratteristiche particolari. Innanzitutto, il colore del vino può risultare più intenso e opaco rispetto ai vini tradizionali. Ciò è dovuto alla presenza dei sedimenti che possono dare al vino una tonalità giallastra o ambrata. Inoltre, i sedimenti apportano una maggiore complessità organolettica al vino. I lieviti rilasciano sostanze durante il processo di maturazione che influenzano l’aroma e il sapore del vino. Spesso si percepisce un sentore di pane o crosta di pane tostato, molto apprezzato dagli amanti del vino ancestrale.

    Un altro aspetto interessante dei vini col fondo è il perlage, ovvero la presenza di bollicine. A differenza dei vini frizzanti o spumanti, i vini ancestrali hanno un perlage meno evidente e più delicato e questo conferisce al vino una sensazione di freschezza e leggerezza. Infine, i vini col fondo sono spesso caratterizzati da livelli più alti di acidità e sapidità. Queste caratteristiche rendono il vino più fresco e vivace, ma possono richiedere un po’ di tempo per abituarsi al loro gusto particolare.

    vino metodo ancestrale

    Come si accompagna un vino ancestrale

    La particolarità di questo vino risiede nel fatto che il processo di fermentazione avviene grazie ai lieviti indigeni presenti sulla buccia dell’uva. Questo conferisce al prodotto finale un sapore unico e caratteristico, che richiama le radici della tradizione vinicola.

    Per apprezzare appieno le sfumature gustative del vino ancestrale, è importante servirlo alla temperatura corretta, tra i 6°C e gli 8°C. In questo modo si potranno percepire tutte le sfumature aromatiche e gustative che caratterizzano questa tipologia di vino. Un’altra accortezza da tenere in considerazione è quella di stappare la bottiglia con delicatezza. I lieviti ancora presenti nel vino espanderanno l’aroma contribuendo a donargli quel gusto antico e ricercato che lo contraddistingue.

    Per quanto riguarda gli abbinamenti gastronomici, il vino ancestrale si sposa alla perfezione con gli antipasti a base di formaggi e salumi. La sua freschezza e la sua complessità si integrano perfettamente con i sapori intensi e aromatici di questi piatti. Inoltre, questo tipo di vino si presta bene ad essere accompagnato anche con primi delicati, come ad esempio risotti o pasta leggera. La sua struttura e la sua acidità equilibrata si armonizzano magnificamente con queste preparazioni, creando un connubio di sapori davvero unico.

    Infine, non possiamo dimenticare i dessert. Il vino ancestrale può essere abbinato a dolci non troppo dolci, come ad esempio una crostata di frutta fresca o una mousse al limone. La sua leggera effervescenza e il suo gusto fruttato si sposano bene con i sapori freschi.

    Ricetta del Risotto al Vino Antico

    La ricetta del risotto al vino Antico è semplice ma richiede attenzione e pazienza. Per preparare questo piatto delizioso, avrete bisogno di pochi ingredienti: riso Arborio, cipolla, burro, formaggio grana padano grattugiato, brodo vegetale e naturalmente un buon vino ancestrale.

    risotto al vino antico

    Iniziate facendo soffriggere la cipolla tritata finemente in una pentola con un po’ di burro fuso. Aggiungete quindi il riso Arborio e fatelo tostare leggermente per qualche minuto, mescolando continuamente. A questo punto, versate gradualmente il vino ancestrale nella pentola, continuando a mescolare fino a quando non viene completamente assorbito dal riso.

    Una volta che il vino è stato assorbito, iniziate ad aggiungere gradualmente il brodo vegetale caldo al riso, un mestolo alla volta. Continuate a mescolare e aggiungere il brodo fino a quando il riso non è completamente cotto e ha raggiunto una consistenza cremosa.

    Infine, spegnete il fuoco e aggiungete il formaggio grana padano grattugiato al risotto. Mescolate bene per amalgamare tutti gli ingredienti e servite il vostro Risotto al Vino Antico, ben caldo.

    E’ una prelibatezza che combina la delicatezza del vino frizzante con la cremosità del risotto, è perfetto per una cena elegante o per un’occasione speciale. La sua preparazione richiede un po’ di tempo e impegno, ma il risultato sarà sicuramente apprezzato dai vostri commensali.

    Conclusioni

    Il vino ancestrale rappresenta una vera e propria scoperta per gli amanti del buon bere. Grazie al suo processo di fermentazione naturale e all’utilizzo dei lieviti indigeni regala un’esperienza sensoriale unica ed emozionante. Non resta che degustarlo nella giusta temperatura, in abbinamento ai cibi più adattie lasciarsi conquistare da questo vino che racconta la storia e la tradizione vinicola.

    anjelin vino col fondo etichetta

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